La lettera del maestro Alberto Manzi ai suoi bambini di quinta elementare.































Giorni fa ho visto in televisione un film su Alberto Manzi. Per me Manzi era solo "quello" che aveva fatto le lezioni di italiano in televisione con la trasmissione " Non è mai troppo tardi" ( che poi è anche il titolo del film). A dire il vero, mi avessero chiesto come si chiamava il conduttore della trasmissione, non avrei saputo nemmeno rispondere... Beh, il film è davvero bello. Il personaggio di Manzi? Fantastico! Un pedagogista rivoluzionario, fuori dal comune. Scrittore, insegnante sopra le righe e contro corrente è stato più volte davanti alla commissione giudicatrice per i suoi metodi non convenzionali di insegnamento. Il film è assolutamente da vedere!

Sul finire del film viene letta una lettera che il maestro scrive ai suoi alunni per la fine della quinta elementare. L'ho cercata in rete, ed eccola! Meravigliosa e commovente. Da condividere. Un augurio a tutti i bambini che hanno appena ricominciato la scuola. Uno spunto per gli insegnanti, che fanno il mestiere più bello,più difficile e delicato del mondo. Con un augurio che è anche una preghiera: Non perdete mai la passione e la speranza ! 

L'immagine che ho scelto per "arricchire" questo articolo è quella del giornalino " La Tradotta" che Alberto Manzi e i ragazzi del carcere in cui era impegnato come insegnante ed educatore hanno creato. 
 

Buona lettura !

"Cari ragazzi di V,

abbiamo camminato insieme per cinque anni. Per cinque anni abbiamo cercato, insieme, di godere la vita; e per goderla abbiamo cercato di conoscerla, di scoprirne alcuni segreti.

Abbiamo cercato di capire questo nostro magnifico e stranissimo mondo non solo vedendone i lati migliori, ma infilando le dita nelle sue piaghe, infilandole fino in fondo perché volevamo capire se era possibile fare qualcosa, insieme, per sanare le piaghe e rendere il mondo migliore.

Abbiamo cercato di vivere insieme nel modo più felice possibile. È vero che non sempre è stato così, ma ci abbiamo messo tutta la nostra buona volontà. E in fondo in fondo siamo stati felici. Abbiamo vissuto insieme cinque anni sereni (anche quando borbottavamo) e per cinque anni ci siamo sentiti sangue dello stesso sangue.

Ora dobbiamo salutarci. Io devo salutarvi. Spero che abbiate capito quello che ho sempre cercato di farvi comprendere: non rinunciate mai, e per nessun motivo, sotto qualsiasi pressione, ad essere voi stessi. Siate sempre padroni del vostro senso critico, e niente potrà farvi sottomettere. Vi auguro che nessuno mai possa plagiarvi o “addomesticare” come vorrebbe.

Ora le nostre strade si dividono. Io riprendo il mio consueto viottolo pieno di gioie e di tante mortificazioni, di parole e di fatti, un viottolo che sembra sempre identico e che non lo è mai. Voi proseguite, la vostra strada è ampia, immensa, luminosa. È vero che mi dispiace non essere con voi, brontolando, imprecando; ma solo perché vorrei essere al vostro fianco per darvi una mano al momento necessario.

D’altra parte voi non ne avete bisogno. Siete capaci di camminare da soli a testa alta, perché nessuno di voi è incapace di farlo. Ricordatevi che mai nessuno potrà bloccarvi se voi non lo volete, nessuno potrà mai distruggervi se voi non lo volete. Perciò avanti serenamente, allegramente, con quel macinino del vostro cervello sempre in funzione; con l’affetto verso tutte le cose e gli animali e le genti che è già in voi e che deve sempre rimanere in voi, con onestà, onestà, onestà, onestà, e ancora onestà, perché questa è la cosa che manca oggi nel mondo, è a voi dovere ridarla; e intelligenza, e ancora intelligenza, e sempre intelligenza, il che significa prepararsi, il che significa riuscire sempre a comprendere, il che significa sempre riuscire ad amare e… amore, amore.

Se vi posso dare un comando, eccolo: questo io voglio. Realizzate tutto ciò, e io sarò sempre in voi, con voi.

E ricordatevi: io rimango qui, al solito posto. Ma se qualcuno, qualcosa, vorrà distruggere la vostra libertà, la vostra generosità, la vostra intelligenza, io sono qui, pronto a lottare con voi, pronto a riprendere il cammino insieme, perché voi siete parte di me ed io di voi.

Ciao".