La lettera di Gigi Rizzi per i 70 anni della Bardot

Oggi muore Gigi Rizzi.  Play boy, protagonista di quegli anni che anche quelli non più giovanissimi come il sottoscritto hanno conosciuto solo da alcuni racconti dei genitori. Muore  a Saint Tropez, dove l'immaginario collettivo degli italiani lo ha sempre immaginato. In questo mio personale diario mi piace ricordarlo e lo faccio pubblicando una bella lettera che ho trovato sl sito del corriere della sera (http://www.corriere.it/cronache/13_giugno_24/rizzi-lettera-brigitte-bardot_38915554-dcb2-11e2-98cd-c1e6834d0493.shtml ) in cui scrive a Brigitte Bardot per il giorno del suo ( di Brigitte) settantesimo compleanno:


"Cara Brigitte,
ti scrivo da un altro mondo, da un’altra vita, da un’altra città. Cerco un fiore per quegli occhi che una volta facevano frrrr e oggi si commuovono per le foche e le balene. Mi volto indietro e rivedo Saint-Tropez, la bolgia infernale dell’«Esquinade», le interminabili notti tra l’«Escale» e il «Papagayo», e una sera in cui c’eri tu ad applaudire les italiens. Auguri. Conosco il tuo indirizzo per esserci passato in un tempo remoto, quando la gioia di vivere era sulla faccia di ragazzi e ragazze e tutti avevamo un sogno.
Era il ’68, e io me lo giocavo a piedi nudi ballando sui tavoli per piacere, per conquistare, immaginando che non sarebbe mai arrivato domani. Avevo 24 anni, in terra di Francia mi sentivo un moschettiere: bevevo micidiali «cointreau» con Johnny Holliday e giocavo a calciobalilla con Gilbert Becaud nei pomeriggi diplace Delice, poi rapivo qualche amica sulla spiaggia di Pampelonne e aspettavo il tramonto come un bambino.
Ero fidanzato con la notte quando ci siamo conosciuti. Sembravi un marziano, un extraterrestre di stratosferica bellezza. Ma non eri quel personaggio dispotico descritto dai giornali. Eri fragile, malinconica, intelligente, sensibile, gelosa dell’intimità: diventavi furibonda se qualcuno la violava. Come i fotografi, che usavano il flash come un bazooka. Ci sono miti costruiti sul cartone: niente balle, tu eri vera. Per questo piacevi tanto. Chi ti era vicino si sentiva l’uomo più importante del mondo. Avresti voluto respirare anche la sua aria.
Sento ancora oggi la deriva di quell’estate insieme, e ogni tanto mi chiedo che cosa sarei senza quel bombardamento mediatico che trentasei anni fa mi portò, con la tua foto, sulla copertina di Newsweek. Forse sarei rimasto un signor nessuno e avrei avuto meno foto sui giornali, ma la mia vita sarebbe stata la stessa, come il capitale affettivo che sento intorno a me. La famiglia, i figli, gli amici sono la conquista più importante. Anch’io voglio bene agli animali e apprezzo le tue battaglie ecologiste. Ma non ho mai condiviso quel che pensavi allora: gli animali non tradiscono, gli uomini sì. Io, nonostante tutto, credo negli esseri umani. Mi piace la scelta che hai fatto di contraddire i luoghi comuni. E’ una prova di coraggio, non bisogna nascondersi al tempo.
Tieni duro, Brigitte, ma cerca di non vedere solo nemici intorno a te. Se tornerai nell’altro mondo, quello in cui io vivo innamorato e felice, troverai ancora un amico. A bientôt.