Sei vegetariano ? Ma il prosciutto lo mangi?

Il precedente post riferito a Martin Luther King mi da il la per aprire una piccola serie di post dedicati alla nonviolenza, argomento che mi sta piuttosto a cuore. Vorrei dedicare qualche post ad Aldo Capitini, personaggio sconosciuto ai più che ho incontrato durante i miei studi a Scienze Politiche ( in maniera superficiale) e al quale mi è stata data la possibilità di incentrare  il mio elaborato finale. Prima di aprire ufficialmente a Capitini mi imbatto in rete in un post di Lorenzo Guadagnucci su un' interessante  , quanto da me condivisa, visione non antropocentrica del mondo. 
Sono vegetariano ormai da anni , e non mangio ne il prosciutto ne il tonno. Quando mi chiedono il perchè ( come ha fatto il nutrizionista giorni fa) rispondo, ormai da anni, che non ho una concezione antropocentrica del mondo e visto che non mi sembra indispensabile oggi, nella mia attuale situazione, cibarmi di altri animali, cerco di non farlo.  
Per questo riporto il post di Guadagnucci (  http://lorenzoguadagnucci.wordpress.com/2013/09/02/riportiamo-luomo-nella-natura-ecco-la-politica/ ), lo trovo a me molto vicino e mi da il la per i prossimi post dedicati proprio a Capitini.
l 'articolo fa riferimento ad un intervento di Aldo Sottofattori ( ancora Aldo) che a quanto ho capito è portavoce del gruppo "Oltre la specie"  

..." Sottofattori ha insistito molto su un punto che a suo avviso qualifica l’antispecismo come portatore di un punto di vista particolare e decisivo: cioè l’idea che l’uomo debba tornare a considerarsi parte della Natura.
L’antropocentrismo – che Sottofattori distingue dallo specismo – fa sì che l’umanità sia considerata come qualcosa d’altro rispetto agli altri abitanti del pianeta e rispetto al pianeta stesso: questo tirarsi fuori ha prodotto effetti terribili, che vanno dall’oppressione degli animali alla devastazione dell’ambiente. Siamo al punto che si parla apertamente della possibilità di una distruzione delle condizioni minime di vita sulla Terra.
...    E’ una visione molto potente che ci porta verso l’ecologismo più schietto: oggi per intenderci dobbiamo definirlo radicale, per non confonderlo con l’ecologismo “pret a porter” che va per la maggiore. Immaginare il futuro secondo una logica antispecista così intesa, implica uno sguardo d’insieme nel quale gli uomini, gli altri animali, le piante sono chiamati a convivere nel rispetto gli uni degli altri; e in particolare la società umana deve guardare se stessa come parte di quell’insieme.... 

Sembra un’utopia e lo è, ma le implicazioni politiche dirette ci sono eccome: ci rimandano anche a prospettive del recente passato, dalla ”conversione ecologica” di Alexander Langer, alla “ecologia sociale” di Murray Bookchin alla stessa nonviolenza di Aldo Capitini (la nonviolenza per Capitini doveva riguardare non solo uomini e animali ma “anche le pietre”, cioè includere il vivente e la terra).
Pensiamo a che cosa potrebbe comportare uno sguardo del genere nell’impostare una radicale riforma della convivenza urbana: se cominciassimo a includere piante e animali nell’idea di città, avremmo luoghi ben più vivibili delle cementificate discariche di automobili attuali. E riguardo all’economia, avremmo modo di ripensare l’agricoltura, la cura del territorio, la produzione dei beni necessari in una prospettiva nuova e capace di futuro.   
Il primo passo è dunque riportare l’uomo nella natura, il secondo dare gambe, forza, spessore a quest’idea."