La "guerra" dei 30 anni

Credo che un serio progetto di rilancio dell'Italia ( inteso come "sistema", parola che tanto piace agli economisti e ai politici degli ultimi anni) realisticamente non possa non prevedere una tempistica di almeno 30 anni. Non serve ( secondo  me) a nulla intervenire con rattoppi su un tessuto umano ormai completamente consumato, metti una toppa da una parte e si strappa dall'altra. 
30 anni sono un tempo ragionevole per cominciare a posare i mattoni di una nuova società,  cominciando a ragionare nel lungo periodo, cominciando a capire che solo investendo in una cultura aperta, libera e stimolante possiamo prepare le teste di domani, possiamo formare i prossimi medici, i prossimi politici, i prossimi imprenditori. 
Convivremo sempre col dubbio che dovranno essere le vecchie teste a formare quelle nuove .... lo so, è problema di difficile soluzione. Ma alternative praticabili non ne vedo. Da dove cominciamo ? Dalla scuola pubblica ovviamente, ma prima ancora da noi stessi. Se non cominciamo ad accettare di essere responsabili delle nostre azioni, se non comprendiamo che la vita in comunità impone delle regole, se non siamo disposti a rinunciare a qualche privilegio immeritato, se non siamo consapevoli che nessuno deve rimanere escluso ma che è giusto che chi è più bravo abbia le possibilità per andare avanti...ecco se non accettiamo questo non possiamo auspicare che i nostri politici facciano diverso, che l'insegnate faccia diverso, che i nostri figli in futuro facciano diverso.  

Riporto un articolo di Antonio Capitano ( laureato in scienze politiche e funzionario comunale) scrive un interessante ( almeno per me quindi lo riporto)  articolo apparso sul  fatto quotidiano. Il titolo è " Con la cultura si vive "   ( http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/12/con-cultura-si-vive/653196/ )  e ne estraggo alcuni passi :

" L’economia della cultura, dunque, è una disciplina che stenta a farsi largo nelle scelte pubbliche. Questa miopia, relega l’Italia nelle ultime posizioni  con “briciole” di investimenti in cultura  rispetto, ad esempio, alla Grecia per limitarci ai “vicini di casa” travolti dalla crisi.   
Forse è arrivato il momento di abbandonare del tutto questo infelice slogan per arrivare invece alla piena dignità della Cultura. Una piena dignità che si può ottenere soltanto con l’avvio di politiche pubbliche  capaci di togliere il velo dell’ignoranza da metodi e azioni, spesso volontarie, alle quali, purtroppo, siamo abituati. Per arrivare a questa piena dignità sono però necessari alcuni miglioramenti fondamentali, a cominciare dall’azione dei singoli, ciascuno per la propria parte.

La cultura è la trama in cui si ordisce la vita dell’uomo. E’ impensabile dividere la cultura dall’essere umano e dall’esperienza sociale. Con la cultura si vive perchè essa è vita che si crea mentre si compie, intreccio di oralità, di tradizioni, memoria, identità che si rinnovano conservando la loro radici.

La salvaguardia della cultura è un salvavita contro l’inciviltà, l’imbarbarimento e l’indifferenza sempre in agguato...

Come si può essere indifferenti alla cultura che muore? E’ come osservare inermi una vita in pericolo: la nostra.

Oggi, cultura significa soprattutto coesione sociale. Nella notte buia dell’ignoranza deve essere riscoperta l’idea di comunità quale antitodo alla crisi. Ogni luogo, e il nostro Paese ne è ricco, deve avere diritto alla lucidità delle decisioni. L’esperienza ci indica la strada da seguire, partendo dall’abbandono delle semplici dichiarazioni, o di frasi ad effetto (o peggio contributi a pioggia per la gestione del consenso), per arrivare a programmi che possano dare reale sviluppo sociale.....   Ognuno di noi dovrebbe dire “io sono cultura perché  ho reso la società migliore”, anche con piccoli gesti e per il bene della propria comunità: dal rispetto del paesaggio, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio artistico. Tenere chiuso un museo è la prova evidente del fallimento dell’azione dell’uomo, non solo per lo sviluppo di un vincente turismo culturale, ma anche e soprattutto per l’occasione di creare, di questi tempi,  posti di lavoro attraverso la forza della risorsa cultura attingendo a tutte le opportunità, in particolare europee.
Bisognerebbe rendere ogni cittadino migliore attraverso questo ordine morale che deve appartenere a tutti, per migliorare il contesto socio – economico del nostro Paese e per restituire dignità e orgoglio alla cultura che è anima della nostra storia."