Decrescita Felice ? Le buone pratiche che contano

Ormai da anni la parola "decrescita" bene o male è entrata a far parte del nostro vocabolario. C'è chi la decrescita la auspica, chi la ritiene impossibile ed anzi associa alla decrescita addirittura una nefasta quanto  inevitabile diminuzione della popolazione. Io non sono un economista ma la crescita infinita in un mondo fatto di risorse finite mi pare un attimino pretenziosa. Mi sono imbattuto in un sito carino di consigli di buone pratiche per il pianeta: un'idea bella nella sua semplicità  e anche utile con consigli green e risparmiosi,  dategli un occhiata  ( www.contiamoci.com)  e per associazioni di pensiero ( e link vari in rete) sono arrivato alla decrescita. Ora : cos'è esattamente la decrescita? Chi lo sa? 
Secondo me la miglior definizione è quella riportata sul sito del movimento della "decrescita felice" ( www.decrescitafelice.it) che riporto :
"  È una rivoluzione culturale che non accetta la riduzione della qualità alla quantità, ma fa prevalere le valutazioni qualitative sulle misurazioni quantitative. Non ritiene, per esempio, che la crescita della produzione di cibo che si butta, della benzina che si spreca nelle code automobilistiche, del consumo di medicine, comporti una crescita del benessere perché fanno crescere il prodotto interno lordo, ma li considera segnali di malessere, fattori di peggioramento della qualità della vita.  La decrescita non è la riduzione quantitativa del prodotto interno lordo. Non è la recessione. E non si identifica nemmeno con la riduzione volontaria dei consumi per ragioni etiche, con la rinuncia, perché la rinuncia implica una valutazione positiva di ciò a cui si rinuncia. La decrescita è il rifiuto razionale di ciò che non serve. Non dice: «ne faccio a meno perché è giusto così». Dice: «non so cosa farmene e non voglio spendere una parte della mia vita a lavorare per guadagnare il denaro necessario a comprarlo». La decrescita non si realizza sostituendo semplicemente il segno più col segno meno davanti all’indicatore che valuta il fare umano in termini quantitativi" .

E ancora ... È una rivoluzione dolce finalizzata a sviluppare le innovazioni tecnologiche che diminuiscono il consumo di energia e risorse, l’inquinamento e le quantità di rifiuti per unità di prodotto; a instaurare rapporti umani che privilegino la collaborazione sulla competizione; a definire un sistema di valori in cui le relazioni affettive prevalgono sul possesso di cose; a promuovere una politica che valorizzi i beni comuni e la partecipazione delle persone alla gestione della cosa pubblica. Se per ogni unità di prodotto diminuisce il consumo di risorse e di energia, se si riducono i rifiuti e si riutilizzano i materiali contenuti negli oggetti dismessi, il prodotto interno lordo diminuisce e il ben-essere migliora. Se la collaborazione prevale sulla competizione, se gli individui sono inseriti in reti di solidarietà, diminuisce la necessità di acquistare servizi alla persona e diminuisce il prodotto interno lordo, ma il ben-essere delle persone migliora. Se si riduce la durata del tempo giornaliero che si spende nella produzione di merci, aumenta il tempo che si può dedicare alle relazioni umane, all’autoproduzione di beni, alle attività creative: il prodotto interno lordo diminuisce e il ben-essere migliora" .

beh allora W la Rivoluzione !