Riporto un riassunto delle parti, a mio avviso più interessanti, di una intervista a Zygmut Bauman. Per chi non lo sapesse Bauman è un sociologo e filosofo polacco, uno di quelli che si studia all'università ( nel mio corso di studi non troppo sfortunatamente).
Perchè lo faccio? Perchè il "ragazzo" mi piace molto ( classe 1925) e tocca, per quanto mi riguarda, le corde giuste.
Non mi è mai piaciuto il traumatizzante cambiamento della società, ed ho sempre giudicato una necessità opporvi quei valori di comunità, di sensibilità, di tolleranza, di comprensione e di rispetto ormai rari nella società attuale. Per farla breve definisce il mondo attuale ( la modernità) come "liquido": è la fine della certezza in cui , diversamente dal passato, ogni narrazione non è definita ma è sempre soggetta ad un rimodellamento.
Questo influisce sulle relazioni umane, rendendole precarie e favorendo un processo di individualizzazione, ponendo fine a quelle narrazioni chiare, e definite a quelle visioni del mondo da opporre ad altre visioni altrettanto nette e distanti sostituendole con visioni dai contorni sfumati, con l'assenza di stabilità e certezza. Questo ovviamente si ripercuote oltre che sui rapporti sociali anche sulla politica e sull'economia attuali. In una realtà liquida è difficile orientarsi: unica bussola e sostegno stabile dovrà essere qualcosa del vecchio mondo "solido". Bauman lo ritrova nel socialismo. In un’intervista di Serena Zoli per il
Corriere della Sera del 13 ottobre 2002 Bauman, vede nel socialismo non un modello alternativo di società, bensì “un
coltello affilato premuto contro le eclatanti ingiustizie della società, una
voce della coscienza finalizzata a indebolire la presunzione e l’autoadorazione
dei dominanti”,
ecco alcune parti dell'intervista ( l'intervista completa su http://wisesociety.it/incontri/zygmunt-bauman-questeconomia-ci-consuma/ ):
E cosa possiamo fare per cambiare e migliorare la nostra società?
Le cose sono collegate, non credo sia una domanda
diversa. Perché quando lei chiede che cosa possiamo fare, chi può
farlo, allora la domanda: «che cosa si può fare per stimolare il cambiamento?» deve diventare «che cosa puoi fare tu?».
Perché stiamo parlando di umanità, di nazioni, comunità, ma tutte si
compongono di individui. E a meno che noi, io e lei, non facciamo
qualcosa, la comunità non farà nulla. Una cosa che l’individuo può fare è
integrarsi nella comunità, stare gomito a gomito, partecipare allo
sforzo. So che sarebbe molto più bello dare una risposta semplice a una
domanda complessa, ma non credo che le risposte semplici rendano gli
interrogativi meno complessi, al contrario li rendono ancora più
complicati.
.....
Come ha scritto, quindi, l’unico acquisto non deteriorabile che ci rimane è l’insicurezza endemica?
Noi viviamo nella società dei consumi, dove vige
la regola che impone di mantenere sempre vivi i desideri, perché
soddisfare il cliente sarebbe un vero disastro. Ad esempio, se ci si
ritiene soddisfatti del cellulare comprato tre o quattro prima,
indifferenti ai nuovi gadget e modelli, sarebbe la fine della nostra
economia basata sul consumo. Questo tipo di economia fa finta di
soddisfare le nostre esigenze, i nostri desideri, in realtà fa
esattamente l’opposto, li gonfia. Dobbiamo desiderare sempre di
più e per desiderare sempre di più dobbiamo stufarci presto di quello
che abbiamo, le nuove cose squalificano quelle vecchie.
....
Anche l’amore è liquido quindi …
La sensazione, nei momenti difficili o in cui
bisogna prendere delle decisioni importanti, che ci sia un amico a cui
rivolgersi non esiste più, quando le relazioni sono vissute su
internet. Tutti i benefici dell’amore “di una volta” non ci sono più. Si
vive tutto con molto clamore e molto turbamento, ma quello che resta è
davvero poco. Infatti, se anche i rapporti interpersonali sono vissuti come se fossero prodotti che
prediligono soluzioni rapide, soddisfazioni immediate e risultati senza
fatica, tutto diventa un circolo vizioso da cui non si sa come uscire.
Questo atteggiamento impedisce che l’inizio abbia una continuazione.
Credo che alcune persone amino cambiare di continuo, entrare e uscire,
surfare come si dice. Ma se non smetti di cambiare non avrai mai la
possibilità di capire cosa c’è sotto, cosa ti stai perdendo. Bisogna lavorarci e tornare alla qualità delle relazioni.
Non ho nessun argomento scientifico per convincere che questo
atteggiamento è sbagliato. Non voglio farne un concetto assoluto, è una
scelta.